L’OCEANO: IL FONDAMENTO DELLA VITA SUL NOSTRO PIANETA

SALVIAMO L’OCEANO, PROTEGGIAMO IL NOSTRO FUTURO

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L’Oceano copre il 70% della superficie della Terra, è la più grande biosfera del nostra pianeta ospitando fino all’80% di tutte le forme di vita (circa un milione di specie conosciute).
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, l’Oceano genera il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica e cattura il 90% del calore supplementare generato da queste emissioni.
Non é semplicemente “il cuore blu del pianeta” ma anche il più grande serbatoio carbonico, un alleato vitale contro le conseguenze del cambiamento climatico.
Nutre una biodiversità inimmaginabile e fornisce cibo, lavoro, risorse energetiche e minerali necessari per la sopravvivenza e la prosperità della vita sul pianeta.

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L’Oceano regola il sistema climatico globale, è inoltre il più grande ecosistema del pianeta dal momento che più di 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il proprio sostentamento.
L’Oceano e la relativa pesca sostenibile continuano a supportare i bisogni economici, sociali ed ambientali della popolazione mondiale.
C’è ancora molto che non sappiamo sull’Oceano ma ci sono molte ragioni per cui dobbiamo gestirlo in modo sostenibile.
E’ importante ricordare che il concetto di sostenibilità definisce la capacità di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni.
Per raggiungere questo importante obiettivo, occorre armonizzare tre elementi fondamentali: la crescita economica, l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente.

ECOSISTEMA MARINO: LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

La scienza è chiara a riguardo: l’Oceano sta affrontando una minaccia senza precedenti a causa delle attività umane.
La sua salute e la sua capacità di sostenere la vita saranno destinate a peggiorare con la crescita della popolazione mondiale.
Una delle principali minacce per il nostro Oceano è rappresentata dalle microplastiche.
La plastica è ovunque. La maggior parte di essa finisce nell’Oceano. Per questo motivo la plastica è l’elemento più diffuso tra i detriti marini.

La Grande chiazza di rifiuti del Pacifico, un vortice di particelle di detriti marini, è la più grande fra le 5 principali chiazze oceaniche di rifiuti.
Secondo i ricercatori del progetto The Ocean Cleanup, questa chiazza gigantesca copre una superfice di 1,6 milioni di chilometri quadrati!
A causa dell’acqua marina e dell’esposizione al sole, molte plastiche si rompono in piccolissime particelle chiamate appunto microplastiche.
In aggiunta, le microsfere, un altro tipo di microplastiche ancora più piccole, si trovano in moltissimi prodotti per la cura e l’igiene.
Queste minuscole particelle passano facilmente attraverso i sistemi di filtraggio delle acque finendo direttamente nell’Oceano, rappresentando un potenziale pericolo per la vita acquatica.
Si calcola che la quantità di microplastiche nell’Oceano sia 400 volte superiore al numero delle stelle della via Lattea!

La caccia alle balene e ai delfini è vietata dal 1986 ma alcuni paesi come il Giappone, la Norvegia e l’Islanda continuano a praticarla con metodi brutali e disumani.
Mentre riemergono per respirare, questi meravigliosi cetacei concimano il fitoplacton, microalghe che assorbono ogni anno una quantità di anidride carbonica 4 volte superiore a quella della foresta amazzonica!
Proteggere le balene e i delfini significa proteggere il pianeta.

La pesca intensiva commerciale è la prima minaccia della distruzione del nostro pianeta.
Si tratta di un’industria ben organizzata, tecnologicamente avanzata e finanziata soprattutto da consorzi internazionali che, conosciuti come promotori della pesca sostenibile, contribuiscono in realtà a distruggere poco a poco il nostro Oceano.
La pesca in questione viene praticata attraverso reti da pesca gigantesche che distruggono i fondali marini e provocano la cattura accidentale di migliaia di cetacei, squali, foche, uccelli, tartarughe marine e tante altre specie viventi.
Un vero e proprio massacro che sta esponendo moltissimi pesci e animali acquatici a rischio estinzione.

E’ importante evidenziare che circa la metà di tutti i rifiuti dell’Oceano è rappresentato dalle reti da pesca, vere e proprie trappole mortali disseminate su tutto il pianeta.
Anche il vertice della catena alimentare marina è in pericolo.
Migliaia di squali, specialmente ad Hong Kong ma in tutto il sud-est asiatico, vengono sterminati semplicemente per le loro pinne da cui deriva la zuppa di pinne di squalo, un piatto che non rappresenta un alimento nutritivo ma piuttosto uno status sociale.

Gli squali, come tutti gli esseri viventi, garantiscono la stabilità nella catena alimentare.
Rimuovere la parte superiore della catena alimentare sconvolge drasticamente il conteggio della popolazione di molti altri animali danneggiando l’equilibrio dell’ecosistema di cui facciamo parte anche noi.
Se vogliamo affrontare alcune delle questioni più importanti del nostro tempo come il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare, le malattie e le pandemie, la diminuzione della biodiversità, l’ineguaglianza economica, le guerre e i conflitti, dobbiamo agire ora per proteggere la salute del nostro Oceano.

IL PIANO DELLE NAZIONI UNITE PER SALVARE L’OCEANO

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Nel corso del Summit delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile tenutosi a New York dal 25 al 27 settembre 2015, tutti gli stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato un progetto condiviso per la pace e la prosperità dei popoli e del pianeta, ora e per il futuro, conosciuto come l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (The 2030 Agenda for Sustainable Development).
L’Agenda è struttura nei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals).

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L’obiettivo 14 “La vita sott’acqua” (Life under water) riguarda appunto la conservazione e l’utilizzo in modo durevole degli oceani, dei mari e delle risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
Il progresso dell’obiettivo 14 è guidato da obiettivi specifici che si concentrano su una serie di questioni oceaniche, tra cui la riduzione dell’inquinamento marino, la protezione degli ecosistemi marini e costieri, la riduzione al minimo dell’acidificazione, la fine della pesca illegale e eccessiva, l’aumento degli investimenti nella conoscenza scientifica e nella tecnologia marina e il rispetto del diritto internazionale che richiede l’uso sicuro e sostenibile dell’oceano e delle sue risorse.

Le Nazioni Unite hanno scelto l’8 giugno per celebrare la giornata mondiale degli Oceani (UN World Oceans Day).
La giornata degli Oceani fu dichiarata la prima volta l’8 giugno 1992 in occasione del Forum Globale di Rio de Janeiro, un evento parallelo alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (United Nations Conference on Environment and Development UNCED), un’opportunità per organizzazioni non governative e società civile per esprimere i propri punti di vista su questioni ambientali.
La dichiarazione fu ispirata da un evento organizzato quello stesso giorno dall’Istituto Oceanografico del Canada (Oceans Institute of Canada) con il sostegno del governo canadese: “IL GIORNO DEGLI OCEANI AL FORUM GLOBALE – IL PIANETA BLU” (Oceans Day at Global Forum – The Blue Planet).
Nel 2008 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, guidata dal Canada, ha deciso che, a partire dall’anno successivo, l’8 giugno sarebbe stato scelto come Giornata mondiale degli Oceani (Risoluzione 63/111).
In occasione della prima Conferenza mondiale sull’Oceano dal 5 al 9 giugno 2017, sono stati celebrati i 25 anni dalla prima dichiarazione della Giornata degli Oceani.
La Conferenza sull’Oceano è stata convocata per sostenere la realizzazione dell’obiettivo 14 nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile.

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La prossima Conferenza sull’Oceano, inizialmente programmata per il 2020, sarà organizzata dai governi di Kenya e Portogallo e si terrà a Lisbona nel 2022 non appena le condizioni di salute pubblica lo permetteranno.

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Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha inaugurato di recente il Decennio della Scienza dell’Oceano per lo sviluppo sostenibile 2021 – 2030 (UN Decade of Ocean Science for Sustainable Development 2021 – 2030).
Il Decennio fornirà un quadro comune per garantire che la Scienza dell’Oceano possa sostenere pienamente le azioni dei paesi per gestire in modo sostenibile l’Oceano e più in particolare per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, attraverso la creazione di una nuova fondazione, un’interfaccia tra scienza e politica, allo scopo di rafforzare la gestione dell’Oceano e delle coste a beneficio dell’umanità.
Tra le più autorevoli organizzazioni non a scopo di lucro a livello mondiale per la salvaguardia e la protezione dell’Oceano citiamo: Mission Blue, Sea Shepherd Italia, Bluevoice.org, Ric O’Barry’s Dolphin Project, The Whale and Dolphin Conservation Society, The Ocean Cleanup, National Geographic Society e Greenpeace.

“NO WATER, NO LIFE. NO BLUE, NO GREEN”

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Condivido infine un discorso della biologa marina e oceanografa americana Sylvia Earle.
Conosciuta come “Sua Profondità”, una leggenda vivente nominata primo “eroe del pianeta” dalla rivista Time, Sylvia (classe 1935) è stata la prima donna a ricoprire l’incarico di scienziato capo per l’Amministrazione Nazionale Oceanica ed Atmosferica degli Stati Uniti d’America (National Oceanic and Atmospheric Administration NOAA).
Per oltre 50 anni ha esplorato il mare aperto, ha progettato sottomarini, ha scritto numerosi libri e ha creato Mission Blue, un’organizzazione che promuove la comunicazione scientifica e aiuta ad estendere le aree protette dell’Oceano.




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